<|Intro (sussurrato)|> Respiro piano… tra ferite e miracoli, tra promesse e polvere. Se cado, imparo. Se amo, brucio. Se perdo, ricordo. E nel ricordo… ricomincio. <|Verse 1 (Zungenkatapult – rapido, incisivo)|> Pugno di pioggia sul vetro, petto stretto, stretto e onesto, dico “resto” ma protesto, cerco il senso dentro il resto, nodo in gola, fuoco in testo, frasi fitte, fitte a nastro, faccio il passo, cado basso, poi rimbalzo, abbraccio il caso. Silenzi stanchi, sogni spinti contro i banchi del destino, cammino, sminuzzo il buio come pane e vino, vicino al baratro, però c’è l’albero, padre che parla piano, “ragazzo, alzati ancora, stringi la mano a chi ti sta lontano”. Labbra che tremano, tempie che martellano, lettere levitano, lividi lievitano, scelte che pesano, pesi che segrano l’animo, ma nello strappo nasce il timbro dell’animo. “Ti voglio bene” detto male, detto poco, detto tardi, ma meglio tardi di quel gelo che ci taglia come sardi. Madre che prega, sorelle che reggono il cielo, famiglia è il faro più vero, nel nero, l’unico zero. <|Pre-Chorus (parlato-cantato)|> Se cade la notte, io canto la rotta, se il cuore si spezza, ne faccio una lotta, se piange il ricordo, lo tengo alla porta: entra, ma resta luce quando riparti. Dammi una voce quando non parlo, dammi un abbraccio quando mi sfaldo, dammi un motivo per restare alto, che l’amore è un ponte anche quando salto. Strappo il dolore, strapazzo il timore, stendo speranza su vene e rumore, se perdo qualcosa, ritrovo il colore: vita, famiglia, ritorno e splendore. scrivo sentenze su tele di sere leggere, stendo carezze su crepe che chiedono cure, canto carestie di parole che ora diventano fioriture. Amore, parola col sale che salva dal mare, mi fa navigare tra lame e cicale, tra scale mancate e scale sul sole, tra scale di grigi e squilli di viole. Perso qualcuno nel vento, ho già perso me stesso nel tempo, ma quando mi guardo, ricordo che dentro c’è un bimbo che ride se stringo il respiro e lo prendo. Dico “ti amo” con fame di verità viva, l’anima trema ma non va giù alla deriva, la rabbia si piega, la colpa si sciacqua, la colla del cuore incolla la placca. Lotta nel midollo, motto nel cervello: “taglia il vecchio gelo, scegli il passo bello”, bello non è facile, fragile ma valido, quando taglio il falso nasce il volto candido. <|Pre-Chorus (sussurrato, accelerando)|> Tra il dire e il tacere scelgo di vibrare, tra il perdere e il credere scelgo di restare, tra il piangere e il ridere scelgo di abbracciare: il vuoto si arrende se lo sai cantare. Dammi una voce quando non parlo, dammi un abbraccio quando mi sfaldo, dammi un motivo per restare alto, che l’amore è un ponte anche quando salto. Stringo la rotta, rovescio la notte, rendo la colpa un varco alle lotte, se cade il mondo, reggo le grotte: vita che brucia ma non si rompe. <|Bridge (spoken word + melodia tenue)|> Padre, madre, fratelli, sorelle, nomi che sanno di case, di stelle. Chi non c’è più, non è andato davvero: vive nel gesto che faccio ogni sera, vive nel “scusa” che imparo a dire, vive nel “grazie” che imparo a sentire. <|Verse 3 (Zungenkatapult – climax tecnico)|> Sciolgo scogli scivolando su sillabe simili a scudi, sradico sabbie mobili, saldi miracoli nudi, sordo alle sordide invidie, saldo su corde di fidie, sparo parole-petali, pioggia che punge ma pulisce. Cadere, cadere, cadere: che verbo testardo, ma alzarsi, alzarsi, alzarsi: che cerchio bastardo, che torna e mi torna a scuola, mi insegna che il cuore non molla. Soffio di vita, fitta che grida: “apri la porta, anche se brucia”, perdo la morsa, sciolgo la crosta, cresce la rosa nella ferita. Se l’ansia ruggisce, io canto più forte, se il dubbio mi morde, rispondo col nord, se tutto vacilla e l’eco sfarfalla, sparo sillabe come stelle nella spalla. <|Drop (respiro + canto solare)|> Apro le finestre, entra il cielo nel petto, il dolore è maestro, ma l’amore è il progetto. Dammi una voce quando non parlo, dammi un abbraccio quando mi sfaldo, dammi un motivo per restare alto, che l’amore è un ponte anche quando salto. (Rappato) Fede che fende, luce che prende, vita che scende e poi sorprende, famiglia che tende la mano e difende: nel nome del cuore la notte si arrende. <|Verse 4 (Zungenkatapult – tema famiglia, perdita, speranza)|> Case di foto appese, frasi sospese, risate rimaste tra tazze e tese, promesse non dette ma strette in cucina, il pane diviso ridà la mattina. Chi ho perso mi guida, non chiede parole, mi mette nel palmo un granello di sole, mi dice “vai piano” ma “vai fino in fondo”, perché il coraggio è un abbraccio rotondo. Se l’amore è fatica, la vita è un’officina, aggiusto la ruggine fino alla spina, la verità punge ma toglie la muffa, la colpa si scioglie se il perdono sbuffa. Io non ho scudi perfetti, ho cicatrici ben dritte, ci scrivo poesie strette in rapidi giri di fitte, stringo i miei “grazie” ai “mi dispiace” e “resta”, la gioia è onesta quando ha conosciuto tempesta. <|Pre-Chorus (crescita)|> Ho imparato a cadere senza più scomparire, a restare presente, a lasciare fiorire, a chiamare per nome la paura che ride: se la guardo negli occhi, comincia a fuggire. <|Chorus (ultimo – canto alto + rap finale)|> (Cantato) Dammi una voce quando non parlo, dammi un abbraccio quando mi sfaldo, dammi un motivo per restare alto, che l’amore è un ponte anche quando salto. (Rappato – finale serrato)| Battito, battito, batto la gabbia, taglio la ruggine, nasce la rabbia buona che brucia la colpa e la sabbia: resto, respiro, ritorno, mi salvi. <|Outro (sussurrato, caldo)|> Se cade la notte, io tengo la luce. Se perdo qualcuno, ne porto la voce. Se cerco il senso, lo trovo nel bene che do e che ricevo: famiglia, amore, ferite che parlano, vita che cresce. E domani… ricomincio.

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