
[Poesia originale di Aleksandar Berkuljan © 2025] [Instrumental and choral intro] [1] Stiamo seduti sulla roccia, noi due, guardando il mare, blu e profondo. Nessuna parola, ma mille pensieri, che arrivano lenti, pesanti e sinceri, su ciò che eravamo, su ciò che siamo. Ma invece di attimi di luce e brezza, sentiamo solo un'amara tristezza. [Interlude] [2, choral] Mentre il vento, soffia e sussurra, porta memorie che il tempo canta. Sfiora la pelle, gioca nei ricci, leggero danza, e mai si stanca. [Interlude] [3, choral] E i sentimenti, come le foglie, scuote e spezza, li porta via. Di un sogno sincero, prende la forma, e sulla schiuma lascia la orma. [Interlude] [4] Un’anima in pena è come la spada, taglia e rompe, a nulla bada. Non guarda indietro, non le interessa, se lascia il segno di piaga o speranza. Perche la ferita che il cuore spezza, puo esser’ profonda come un abisso, oppure poco, come un’onda vagante, che il mare cancella in un solo istante. [Inteelude] [5, choral] Ma ecco un raggio, oltre l’orizzonte, che rompe il buio, dissolve le ombre, e il loro grido affoga nel mare, con le parole che non vogliamo dire. Il vento ancora si sente lontano, ma e lento, tranquillo, non ci divide. [Interlude] [6] Il sole appare, e il vento si spegne, nulla più porta, nulla trascina. Torna il caldo, il gelo svanisce, il cuore si scioglie, stanco ma sereno. E noi due, come bambini, di nuovo insieme, mano nella mano, lasciamo quel sasso duro a vegliare le onde che vanno, ma solo per tornare. [Instrumental end]